Consiglio
Per mesi ci è stato raccontato che nelle scuole “va tutto bene”: strutture adeguate, problemi gestiti, ambienti sicuri. Lo ha detto più volte il Sindaco, anche in video pubblici. Ma la verità – lo diciamo con chiarezza dopo aver visitato direttamente i plessi – è che le cose non stanno proprio così.
Le criticità ci sono, sono sotto gli occhi di tutti, e in molti casi non si tratta nemmeno di problemi recenti, ma di mancanze storiche mai affrontate.
Dopo nove mesi di richieste, finalmente l’11 giugno abbiamo potuto visitare – come gruppo consiliare – le scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado di Bibbiena e Soci, accompagnate dagli assessori Caporali e Valentini e dalle dirigenti scolastiche.
Crediamo sia nostro dovere raccontare con sincerità quello che abbiamo visto. Per responsabilità verso le famiglie, verso i cittadini e soprattutto verso i bambini e le bambine che quegli ambienti li vivono ogni giorno.
Le dirigenti ci hanno accolto con trasparenza e professionalità, condividendo criticità e progetti, e mostrandoci un personale scolastico fortemente impegnato, nonostante i limiti strutturali degli edifici. I problemi che abbiamo rilevato non sono frutto di negligenza educativa, ne approfittiamo anzi per ringraziare qui tutto il personale e il corpo docente per il loro lavoro quotidiano con i nostri ragazzi, ma di una responsabilità politica che, negli anni, ha rinunciato a programmare investimenti seri sull’edilizia scolastica.
È bene ricordarlo: la didattica è ciò che rende una scuola viva, ma le strutture, i muri, gli impianti, gli spazi... sono competenza del Comune. E in questo campo, purtroppo, le mancanze sono evidenti.
Durante la visita, abbiamo riscontrato problemi che vanno ben oltre il fisiologico deterioramento degli edifici scolastici. Le criticità rilevate – in modo più o meno marcato nei diversi plessi – riguardano finestre non a norma, bagni con scarichi problematici, infiltrazioni d’acqua presenti da molti anni e mai risolte, muffa, intonaci deteriorati, gronde intasate e spesso arredi scolastici visibilmente usurati.
In alcuni casi, ci sono aule in cui le temperature sono troppo alte in estate e troppo basse in inverno, un problema da affrontare in modo sistematico anche in funzione del cambiamento sulle temperature medie stagionali. I problemi di progettazione originaria (che in alcune strutture riguardano ad esempio i bagni o gli infissi) – su cui certo oggi non si può intervenire con facilità – restano comunque irrisolti, mai affrontati in modo strutturale.
Quel che colpisce è l’assenza di manutenzione ordinaria programmata. Non si parla solo di grandi cantieri, spesso derivati non da decisioni politiche ma da interventi di legge e quindi obbligatori sulle strutture scolastiche, ma di piccole azioni che farebbero la differenza: imbiancature regolari, stuccature, sistemazioni minime che restituirebbero decoro e funzionalità. In alcune strutture peró questo accade. In altre, no. E la disparità di trattamento è ormai troppo evidente per essere ignorata.
A completare il quadro, le numerose segnalazioni protocollate dalle scuole o pervenute dai genitori, che documentano guasti, disagi e richieste rimaste inevase: dalle infiltrazioni d’acqua alle maniglie che si staccano mentre i ragazzi sono in classe.
A tutto questo si aggiunge un dato che smonta la narrazione degli “investimenti milionari”: gli interventi più importanti eseguiti negli ultimi anni hanno riguardato esclusivamente gli adeguamenti obbligatori per legge, come le norme antisismiche e antincendio. Interventi dovuti, non scelte politiche.
La gestione ordinaria quotidiana, invece, è una scelta. E questa scelta, in troppe parti delle nostre scuole, è mancata.
C’è un dettaglio che non possiamo ignorare. Il 13 giugno, a meno di 48 ore dal nostro sopralluogo, abbiamo saputo che l’assessore Caporali si è recato nuovamente nelle scuole con il personale dell’ufficio manutenzione per verificare interventi urgenti. Tra questi, guarda caso, proprio le imbiancature.
Coincidenza? Non ci pare. Se la visita del nostro gruppo ha avuto il merito di risvegliare l’attenzione dell’amministrazione, siamo contenti. Ma è difficile non notare l’imbarazzo: ci sono voluti nove mesi per farci entrare, ma due giorni per iniziare a “correre ai ripari” davanti all’evidenza dei fatti.
Durante la visita, l’assessore ha ammesso che alcune infiltrazioni sono presenti da oltre 15 anni. E allora viene da chiedersi: se oggi ci si mobilita in tutta fretta, perché non è stato fatto prima? Davvero ci voleva una visita istituzionale per prendere atto di problemi noti da anni?
Interventi a due velocità: non servono scuole di serie A e serie B
Durante la visita ci è stato confermato che in alcuni istituti il Comune ha attivato un appalto per l’imbiancatura ogni cinque anni. In altri no.
In alcuni plessi i problemi vengono seguiti direttamente e le ditte incaricate in tempi rapidi. In altri le segnalazioni restano ferme per mesi, o addirittura anni.
È qui che si misura la responsabilità politica: nella capacità di garantire pari condizioni a tutte le scuole del territorio.
Non può esistere un Comune che si accontenta di vedere alcune scuole "funzionare bene", mentre in altre la manutenzione ordinaria è diventata una rarità.
Chiediamo coerenza, chiediamo equità. Le famiglie devono poter scegliere la scuola in base all’approccio educativo, non per evitare strutture in cui “manca il minimo”.
Non è un caso se in alcune sedi si registra un calo di iscrizioni significativo, con famiglie che si rivolgono ad altri Comuni.
La scuola non è fatta solo di aule e banchi. Ma la qualità degli ambienti educativi incide sul benessere, sull’inclusione, sul clima scolastico. Una scuola accogliente e sicura è anche una scuola più capace di attrarre, trattenere, innovare.
Non servono altre immagini patinate, né proclami entusiastici. Serve un cambio di passo reale, che metta la manutenzione ordinaria, la programmazione degli interventi e l’equità tra i plessi al centro delle politiche comunali.
Raccontiamo ciò che abbiamo visto con spirito costruttivo, ma anche con la fermezza che la situazione richiede. Perché la sicurezza normativa è un dovere. Ma il decoro, la cura, l’attenzione quotidiana sono una scelta politica.
Una scelta che oggi appare colpevolmente trascurata.
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